E’ però vero che la figura del rabdomante è legata saldamente al cercatore d’acqua che con la sua bacchetta a forcella (bacchetta divinatoria), vaga su sentieri invisibili seguendo falde sotterranee.
Le prime notizie documentate risalgono al ‘500 in Germania. Successivamente nel ‘600 questo fenomeno fu studiato scientificamente.
Sul finire del ‘800 fu ipotizzato che i movimenti della bacchetta erano dovuti a movimenti inconsci ed incontrollabili del soggetto che reggeva la bacchetta e che nei casi di ricerche con esito positivo, si trattava di una semplice coincidenza.
Nel 1915 il fenomeno fu ufficialmente riconosciuto.
Secondo uno dei primi antichi studiosi del fenomeno, ogni rabdomante sarebbe sensibile ad un particolare tipo di oggetti obbiettivi della ricerca. L’ipotesi sarebbe confermata dal fatto che la bacchetta non solo vibra ma ruota facendo perno su due rami della forcella, movimento impossibile da ottenere con movimenti muscolari.
Oggi giorno è d’uso la rabdomanzia via carte topografiche e non più con ricerche sul campo. Questa tecnica che comunque fa ottenere risultati positivi darebbe conferma del fatto che tra il rabdomante e l’oggetto da ricercare si creerebbe un legame di chiaroveggenza che quindi escluderebbe energie fisiche a cui la bacchetta risponde per natura.