I biopolimeri o polimeri biodegradabili sono “polimeri progettati per andare incontro a cambiamenti di struttura chimica, ad opera di organismi viventi come batteri, funghi, alghe, che hanno come risultato la perdita di alcune proprietà” (Normativa ISO). La materia prima da cui parte la trasformazione per ottenerli è di due tipi: i derivati petrolchimici e la materia prima di origine vegetale, che offre la grande opportunità di essere rinnovabile. I poliidrossialcanoati come il PHA oggetto della ricerca “sono una particolare famiglia di biopolimeri di origine vegetale che si differenziano dagli altri per il particolare tipo di preparazione che non consta di un processo produttivo industriale (tradizionalmente inteso) bensì si avvale essenzialmente di batteri atti a portare a termine i processi di polimerizzazione per via intra-cellulare”.
Quindi in un futuro prossimo quando verrà utilizzata esclusivamente la materia prima di origine vegetale non sarà un problema se uno sprovveduto getterà una bottiglia di plastica in mare perché per i microrganismi sarà una fonte di nutrizione non dannosa e in breve tempo la bottiglia sarà letteralmente disintegrata.