Il Ministero della Salute ha messo almeno un punto fermo nella spinosa questione delle sigarette elettroniche: il divieto di vendita di quelle contenenti nicotina è stato infatti innalzato da 16 a 18 anni, lo stesso limite in vigore per i prodotti del tabacco. L’ordinanza fa seguito al parere espresso pochi mesi fa dall’Istituto Superiore di Sanità e tiene conto anche della diffusione sempre più massiccia delle sigarette elettroniche, anche fra i giovanissimi. Un boom così, infatti, non si vedeva da anni, e per indicare la nuova tendenza, è stato persino inventato un verbo: “svapare”. Ovvero: inspirare ed espirare il vapore della sigaretta elettronica, nuovo oggetto del desiderio di chi è stanco del solito fumo, o vuole provare a smettere.
L’Istituto Superiore di sanità ha consegnato un aggiornamento scientifico sulla “pericolosità delle sigarette elettroniche contenenti nicotina”. Lo studio contiene una “valutazione del rischio” per la salute umana delle sigarette elettroniche che contengono nicotina, effettuata sulla base di un complesso algoritmo. E l’Iss conclude che le sigarette elettroniche contenenti nicotina “presentano potenziali livelli di assunzione di nicotina per i quali non si possono escludere effetti dannosi per la salute umana, in particolare per i consumatori in giovane età”.
Alla notizia “shock” si è però ribellata parte delle Rete, che sta accusando la Pfizer, casa farmaceutica che ha numerose medicine miranti a combattere le malattie causate dal fumo, di aver finanziato la ricerca, e sta manifestando opinioni diverse.