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Pier Fortunato Zanfretta

Zanfretta colpito da aneurisma

Pier Fortunato Zanfretta, il più celebre testimone italiano di un presunto incontro con gli alieni, è stato colpito qualche giorno fa da un aneurisma celebrale e sta lottando per la vita in un letto d’ospedale. Le ultime notizie danno una condizione in discreto miglioramento, con un Zanfretta risvegliato da un coma farmacologico che “dice di non ricordare, nulla”, secondo le voci che trapelano dal Centro Ufologico Nazionale che sta seguendo da vicino la vicenda. Figli e altri amici non stanno facendo mancare il proprio appoggio all’ex metronotte. Si spera che tutto evolva in una ripresa senza danni neurologici da questa brutta avventura. Per Zanfretta l’ultimo episodio negativo di una vita travagliata.
La situazione clinica di Pier Fortunato Zanfretta resta stabile, pur nella sua gravità. I medici stanno cercando di drenare il sangue fuoriuscito dall’aneurisma cerebrale, attraverso una cannula. Se, come si spera, si riuscirà a bloccare l’ematoma, si potrà parlare dell’inizio di una guarigione. Una valutazione in questo senso verrà fatta tra circa una settimana. Intanto Piero dice di sentire forti mal di testa, che vengono sedati con la morfina. Fortunatamente la sua forte fibra reagisce alla terapia. I figli sono gli unici ammessi nella stanza dove è ricoverato e gli stanno molto vicino. L’affetto, compreso quello dei tanti che gli sono amici e lo conoscono, non gli manca.

19 Dic 2001

Il caso Zanfretta: La storia

zanfrettaTra  il 1978 e il 1980 la guardia giurata Piero Fortunato Zanfretta si trovò al  centro di una vicenda alquanto clamorosa che venne seguita dai media sia a  livello nazionale che internazionale. Tutto cominciò nella notte tra mercoledì 6  e giovedì 7 dicembre 1978 quando Zanfretta, allora dipendente dell’Istituto di  vigilanza “Val Bisagno” di Genova, fu trovato in stato di choc e in preda ad un  indicibile terrore nei pressi della villa “Casa Nostra” di Marzano di Torriglia,  un piccolo centro sulle alture del capoluogo ligure. Quando si riprese,  Zanfretta raccontò tremando di aver visto “un essere enorme, alto circa tre  metri, con la pelle ondulata, come se fosse grasso o tuta molle, comunque  grigia” che subito dopo volò via “in una gigantesca luce a forma di triangolo  sormontata da lucette di diverso colore”.
Sottoposto ad ipnosi regressiva nello studio del medico genovese Mauro Moretti,  l’uomo non solo confermò la sua avventura, ma disse di essere stato trascinato  sulla “astronave” da quattro esseri mostruosi che lo avrebbero minuziosamente  esaminato. Un’inchiesta dei Carabinieri, condotta dall’allora brigadiere Antonio  Nucchi, comandante la stazione di Torriglia, accertò che 52 testimoni avevano  osservato un enorme disco volante volteggiare in quelle ore su Torriglia. Tra  questi, anche il sindaco e il parroco del paese. Inoltre sul prato dove  Zanfretta fu ritrovato dai suoi colleghi, i Carabinieri scoprirono una traccia a  forma di ferro di cavallo di 2 metri per 3. Non si era ancora spenta l’eco di  quel misterioso “incontro ravvicinato del terzo tipo”, che dopo venti giorni  l’esperienza si ripeteva. Questa volta i Carabinieri scoprirono accanto alla  Fiat 127 del metronotte orme lunghe oltre 50 centimetri.
Fu l’inizio del caso Zanfretta. Una storia che durò, a più riprese, circa due  anni per un totale di cinque “incontri” con i presunti “alieni”. Una storia che  coinvolse non solo le guardie giurate dell’Istituto di vigilanza “Val Bisagno” e  i Carabinieri, ma anche la Polizia e la Magistratura, visto che la Procura di  Genova aprì un fascicolo su questo caso e più tardi lo archiviò per “mancanza di  estremi di reato”.
La storia di Zanfretta fu divulgata in un primo tempo a livello nazionale da  Enzo Tortora che volle il metronotte nel suo “Portobello”, la trasmissione  televisiva più seguita negli anni Ottanta. Successivamente i numerosi articoli  pubblicati su di lui dalle riviste nazionali, vennero ripresi anche all’estero  un po’ ovunque nel mondo. In particolare il “National Enquirer”, settimanale  popolare a larghissima tiratura (circa cinque milioni di copie) negli Stati  Uniti, si occupò a più riprese di Zanfretta dedicandogli anche una copertina.  Zanfretta venne inoltre esaminato da personalità come il professor Cesare  Musatti, il padre della psicanalisi italiana, e dal professor Marco Marchesan,  titolare del Centro Internazionale di Ipnosi Medica e Psicologica di Milano, i  quali affermarono che l’uomo non mentiva. Proprio per dimostrare la sua buona  fede, Zanfretta si fece sottoporre da Marchesan al Pentotal, il siero della  verità, che dimostrò come il racconto non fosse frutto di menzogne o inganni.  Inoltre in più occasioni venne dimostrato che ciò che Zanfretta raccontava in  ipnosi aveva riscontri precisi nella vita reale.
La notte tra il 2 e il 3 dicembre 1979, ad esempio, quattro metronotte si  trovavano su due auto sulle alture di Marzano di Torriglia in cerca di  Zanfretta, quando improvvisamente vennero illuminati a giorno da due fari che si  accesero da una nuvola ferma nel cielo e i motori delle loro auto immediatamente  si bloccarono. Subito i quattro uscirono dai veicoli terrorizzati dallo strano  fenomeno. Il loro comandante, Giovanni Cassiba, estrasse allora la sua calibro  38 e fece fuoco contro i fari nella nuvola. Quandò esaurì i colpi, prese la  pistola di uno dei metronotte e scaricò anche quella verso il cielo. Infine i  fari si spensero e la nuvola si mosse lentamente in direzione del mare.
Durante l’ipnosi cui si sottopose la sera del 3 dicembre 1979, Zanfretta non  solo riferì di aver visto i suoi colleghi sparare mentre si trovava a bordo del  disco volante (nessuno lo aveva informato dell’episodio), ma affermò anche che  gli “alieni” si erano recati in Spagna dove i loro dischi volanti avevano  spaventato della gente. L’indomani mattina (4 dicembre 1979) il servizio  internazionale dell’Ansa mise in rete una notizia nella quale si diceva che il  pomeriggio precedente a Guadalajara, in Spagna, un medico dentista e la sua  famiglia erano finiti fuori strada con l’auto, spaventati dalle evoluzioni di un  disco volante sulla loro testa.
Inoltre diversi testimoni oculari affermarono di aver visto un grosso disco  volante luminoso nei posti dove avvennero gli altri episodi. Da notare poi che  nelle ultime ipnosi Zanfretta cominciò a parlare una lingua incomprensibile e,  con grande sorpresa del dottor Moretti, il medico che conduceva le sedute,  sfuggì completamente al suo controllo.
Il libro scritto dal giornalista Rino Di Stefano, caposervizio della redazione  regionale ligure del quotidiano nazionale “Il Giornale”, venne pubblicato per la  prima volta nel 1984. Nel 1991 il volume venne presentato alla stampa  internazionale nel corso del Primo Convegno Mondiale di Ufologia a Tucson, in  Arizona. Seguì una seconda edizione negli anni Novanta e infine una terza,  quella attuale, con i risvolti internazionali del caso Zanfretta. Infatti del  metronotte, che sostiene di conservare in un posto segreto una misteriosa sfera  che gli sarebbe stata consegnata dagli “alieni”, si è occupato un miliardario  americano che ha inviato due suoi emissari in Italia per convincere Zanfretta a  collaborare con la sua organizzazione per un non meglio definito “progetto”. Pur  avendogli promesso forti somme di denaro e un cospicuo vitalizio, Zanfretta si è  rifiutato e non ha mai fatto vedere la sua sfera a nessuno.
Rino Di Stefano Nato nel 1949 a Genova, laureato in Giornalismo negli Stati  Uniti, Rino di Stefano è giornalista professionista, autore di saggi, romanziere  e traduttore. Attualmente è caposervizio presso la redazione genovese del  quotidiano nazionale “Il Giornale”. Per i tipi De Ferrari ha pubblicato  “Soluzione Virale”; “Mia cara Marion…Dal carcere alla Repubblica: gli anni bui  di Sandro Pertini nelle lettere alla sorella”; “Oltre l’orizzonte. Dal passato  al futuro nell’avventura politica di Claudio Scajola”.

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