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I misteri della piramide di Cheope

LA GRANDE PIRAMIDE E LO ZED

Sono sempre stato un appassionato di piramidologia, ma di quella inerente le nuovissime frontiere di studio, in cui autori come Bauval o Hancock non solo si sono cimentati, bensì hanno saputo aggiungere valore e rigore scientifico a quelle che, da sempre, sono state considerate come “dicerie”.

Un viaggio scientifico oltre la scienza positiva.

In realtà, le interpretazioni rivoluzionarie sui complessi architettonici di el Giza, Saqqara e Dashour introducono ad una concezione dell’uomo (visto sotto il profilo tecnologico, filosofico, religioso ed energetico) non solo estremamente diversa da come la storia ufficiale l’ha sempre presentata, ma tesa a considerare la storia stessa dell’uomo come un insieme di cicli culturali costellati di enormi traguardi e, soprattutto, in grado di ridimensionare la visione che noi abbiamo oggi di noi stessi. In realtà è come se, leggendo attraverso gli occhi dei pionieri di un’altra archeologia, riscoprissimo una reminiscenza intellettuale, tecnologica e spirituale. Veramente nulla di nuovo sotto il sole. La sensazione che si respira di fronte a certe congetture è che gran parte delle odierne vette conquistate dalla razza umana altro non sono se non inconsci ricordi traguardati in precedenza da altri uomini dotati di sufficiente cognizione tecnica per poterli raggiungere.

Mario Pincherle va oltre. Nel libro “La Grande Piramide e lo Zed” (Macro Edizioni, 2000) l’attenzione si sposta oltre la conformazione di el Giza, l’orientamento pari alla cintura d’Orione, la posizione nell’Egitto Celeste e quant’altro. Pincherle pone l’accento su una costruzione di valore ancor più inestimabile delle stesse piramidi, considerata come la perduta ottava meraviglia: una torre. La torre di cui Pincherle parla è lo Zed, il monumento più sacro dell’antico Egitto, le cui radici affondano nell’antichità più remota, addirittura partendo da Abramo in Ur.

Non si può fare a meno di riflettere su una visione incredibile della Grande Piramide.
Secondo Pincherle, quest’ultima altro non è se non un involucro. Un enorme nascondiglio in cui, vero tesoro, è lo Zed con il suo carico di mistero spirituale e scientifico. Lo Zed non sarebbe nient’altro che la torre del tempo, che governa lo spazio ed il tempo, e fu collocato all’interno della piramide di Khufu (Cheope) per essere posizionato in un complesso architettonico realizzato con un preciso scopo: trovarsi al punto giusto nell’istante in cui l’universo si conformerà in un’immensa congiunzione astrale in grado di dilatare lo spazio-tempo visto sotto un profilo relativistico e svelare la funzione ultima dello Zed. Una vera e propria “macchina del tempo” dal fine escatologico.

Al di là dell’interpretazione – se vogliamo – di totale rottura con i canoni storico-scientifici, lo spirito con cui il testo è stato scritto rispetta i dettami della scienza ufficiale e positiva, ovvero il metodo empirico e il metodo dell’osservazione (ad es. la riproduzione in laboratorio delle tecniche di trasporto dei blocchi granitici interni alla piramide).
Le ipotesi fatte sono suffragate da forti prove tecniche e storiche, nonché da insospettabili (e poco pubblicizzati) ritrovamenti archeologici. Chiaramente si arriva ad una conclusione, al momento, indimostrabile; eppure nella piramide di Khufu mai nessuno è stato sepolto, tanto per fare un esempio (e ciò è confermato anche da antichi manoscritti in cui i primi predatori arabi, entrando nella piramide, la trovarono così com’è ora); ma qualcuno si è spinto oltre, sperimentando permanenze solitarie all’interno della cosiddetta Camera del Re, riportando esperienze più simili alle equazioni relativistiche che altro (perdita del senso temporale, dilatazioni crono-spaziali, allucinazioni); se riflettiamo inoltre sul nome occidentalizzato di Cheope (Khufu) e che etimologicamente significa “sarcofago”, le conclusioni non sono poi così affrettate o fuori luogo: la Piramide come sarcofago dello Zed ed il sarcofago di pietra contenuto nella Camera del Re, realizzato con le misure del cubito reale… come l’arca dell’Alleanza.
Camera del Re che altro non sarebbe se non la prima parte dei quattro vani presenti all’apice della torre. Tasselli di un puzzle che si compone giorno dopo giorno e che, pur crescendo, complica ulteriormente la visione della storia.

Consiglio di prendere confidenza in prima battuta con le teorie di Hancock/Bauval e successivamente di iniziare a leggere Mario Pincherle; il rischio è infatti di non apprezzare o credere di essere stati catapultati nelle pagine di un racconto a tema fantastico. In realtà trovo le teorie dello studioso particolarmente spiazzanti e disarmanti; un esempio riguarda i materiali da costruzione di el Giza e le tecniche correlate: i blocchi mastodontici che formano le piramidi e le teorie più ardite relative all’edificazione. Nessuna opera che abbia qualcosa a che vedere con altri monumenti nella zona o in altre parti del pianeta: i “mattoni” della piramide sono poco più grandi di un metro e pesano circa 2 tonnellate l’uno che, indubbiamente, è un peso non trascurabile ma che ridimensiona parecchio l’intervento extraterrestre o quant’altro atto ad edificare i monumenti. Al contrario, i blocchi di granito scuri, presenti all’interno della piramide, no: essi pesano anche 70 tonnellate e sono mediamente 5×9 metri. Pincherle ha una soluzione anche per questo, perché il problema non sta nel come abbiano fatto ma nel perché. E soprattutto: che ci fa del granito nero, di preziosa manifattura, in una piramide a blocchi calcarei e d’argilla peraltro di scarso valore edile? Questa è la chiave di volta.

Ammettendo che qualcuno si sia preso la responsabilità di nascondere lo Zed in una costruzione che, comunque, somiglia ad una montagna, allora, forse, un motivo più che serio ci deve essere.

La piramide di Cheope è l’ultima delle sette meraviglie esistenti sul globo ed è un contenitore di misteri ed enigmi che ancora oggi non hanno una risposta !

Uno dei misteri più affascinanti, è situato all’interno della piramide e prende il nome di stanza del Re: questa non solo è una stanza di granito perfettamente levigato, ma è l’unica stanza che non poggia sulla struttura della piramide: risiede, infatti, all’interno di una camera d’aria fatta (con ogni probabilità) dalla sabbia del deserto.
All’interno della sala vi è un sarcofago in granito rosa, un unico blocco perfettamente scolpito a formare un contenitore (che guarda caso ha le stesse dimensioni dell’oggetto che, nella Bibbia, prende il nome d’Arca dell’Alleanza) geometricamente perfetto.

Cosa c’è di strano ?

La cosa strana è che per modellare un blocco di granito cosi com’è modellato all’interno della piramide di Cheope non sarebbero sufficienti i macchinari moderni a nostra disposizione, o meglio, non sarebbe possibile renderlo cosi perfetto !

Allora la domanda più ovvia che ci si può fare, soprattutto, quando si parla di popolo egizio, è: “Ma come è riuscito un popolo cosi antico a compiere opere cosi moderne ?”

Nelle traduzioni di alcuni geroglifici che parlano della costruzione delle piramidi si legge la frase “Scolpiti dalla luce”, cosa, nei giorni nostri, riesce a tagliare oggetti emettendo un potente fascio di luce ? : il Laser.

Dai libri di storia sappiamo che le piramidi avevano lo scopo di Tomba per il faraone, ma ne siamo sicuri ? Ci sono numerose prove che evidenziano il fatto che il faraone non avrebbe mai messo piede nella Piramide di Cheope né da vivo e soprattutto né da morte.

Inoltre è risaputo che le camere funerarie egizie non sono mai state poste sopra il livello della sabbia, la camera del Re, l’unica camera avente un sarcofago, invece è posta a metà della piramide più in alto rispetto al suolo.

Ma se cosi fosse, che significato avrebbe avuto questa poderosa costruzione ?

1.Camera funeraria in granito

2. Corridoio discendente
3.Corridoio ascendente

4. Grotta
5. Corridoio aperto dai violatori della tomba o pozzo di servizio
6. Camera detta “della regina”

7. Camera del re
8. Camera di alleggerimento

9. Grande galleria

10. Cunicoli di aerazione

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